mercoledì 13 luglio 2011

L'assurdo Belpaese...

Il vento che forse preannuncia il temporale, bussa all'uscio della finestra aperta e tutto si muove, si agita nell'aria come in un vortice fatto di fiato.
La tenda sembra cosa viva e le pieghe blu increspano il colore del cielo.
I fili tessuti da chissá quali sconosciute dita, sembrano ricomporre, di nuovo, la tela sottile, trasparente come l'aria stessa e le foglie che qui e lá fanno scivolare le loro molecole d'oro nel blu, sembrano staccarsi da un infinito autunno colorato d'ambra.
Il cielo, intanto, si scolora ed é l'azzurro, ora, che rincorre il bianco delle nuvole che, come ventagli perlacei, si muovono e si trasformano nel vento.
Vorrei essere io stessa, lassú, nuvola e vento e avere nelle mie dita il potere di tornare da dove sono venuta, un giorno di un gennaio ormai lontano.
Ma non certo perché qui mi manchi l'amore che nella dolcezza della mia casa solitaria vicino al mare neppure fantasiosamente mi sfiorava. No.
É soltanto la terra che chiama, é soltanto nostalgia.
Quello stivale peninsulare, circondato da tanti mari, acqua uguale a se stessa e differente, sempre, onde che invocano il signore dell'abisso e rispettano i suoi segreti; terre e isole fantastiche ripiegate su se stesse e la propria antica storia...
Regioni del nord con il loro gelo, valli con castelli che si specchiano nel lago, ghiacciai in movimento e cime eterne, alte come il tetto del cielo.
Boschi di larici, abeti rossi e pini, secoli di radici che si fondono con le zolle di terra.
E unghie di genti testarde che, graffiando, rubano il cuore alle montagne.
E seppero ricostruire le loro vite insieme alle case quando la terra, dal profondo della sua anima, scosse la rabbia e i dissapori dal suo groppone vecchio e si aprí all'improvviso, come scatola rotta, inghiottendo, con fame divoratrice ed ingorda, paesi e cittá ed il cuore battente di ogni essere vivente.
O quando la montagna, la terra e le pietre, col bosco intero, scivolarono nell'acqua della diga e l'onda che si produsse sommerse interi mondi e vite: famiglie, paesi, cose e persone...in un istante furono soltanto frammenti di ricordi.
Ma la testardaggine sopravvissuta alle stesse generazioni, ripercorse le menti e i cuori, scosse di nuovo la grandezza del disastro e ricostruí. Ricominció la vita...

Profondo nord di padroni, ma anche di operai che vivono pesanti giorni con la leggerezza di un istante o di un'idea.
Lombardia, terra di dominanti e dominati, di imperi barbari e vincenti, di Ostrogoti e Visigoti, di Galli e Longobardi. Gente fiera e libera che mi ha visto nascere, mi ha dato un accento e un dialetto che non so nemmeno ben pronunciare, ma che nonostante tutto é la lingua dei miei avi, padri e madri che m'hanno insegnato l'orgoglio della libertá, la cocciutaggine della giustizia.

Nord di leggende urbane che raccontano la sua imperturbabile sensibilitá, l'altezzosa distanza nelle sue azioni...ma sono soltanto miti di epopee presunte e giá appassite.
Nord di polenta gialla come il sole, alimento fedele della sua dignitosa povertá e di filande e vecchi contadini ormai soltanto ricordati nelle stanze dei musei.

Piemonte monarchico che ricorda e si vanta ancora degli antichi fasti di re disertori e rinnegati, ma anche di parchi e cioccolato, mascherine e gianduiotti, automobili e fabbriche, operai stanchi e signorotti capricciosi e viziati
.
L'Emilia e la Romagna, grasse di prosciutti e mortadelle, fatte di portici e contrade, di cantautori e uomini leali che hanno lottato e vinto nelle guerre per la libertá.
Terre di saggi ed universitá, di saltimbanchi e poeti, musicisti e lirica austera. Di registi geniali e di storie cantate sulla riva del mare. Un mare stanco che ti lascia camminare fin quasi dentro il suo mistero quando, il mattino, la bassa marea lascia fare, ti permette toccare l'anima fragile dell'Adriatico cordiale.
Spiagge bianche di sabbia e telline, d'ombrelloni e sdraio, di abbronzanti e larghe estati che finiscono in agosto quando i salariati di Milano tornano a casa lasciandosi dietro il mare ed un sogno.

E poi il Centro, rinascimentale ed elgante, regioni che hanno segnato la storia dell'arte autografando manoscritti e pitture, quadri e statue di marmo d'un bianco lucente e incandescente: Marche Toscana Umbria Marche ed Abruzzi, terre di maestria e olivi, musei e cinghiali, formaggi stagionati nelle fosse scavate nella terra e grotte di antiche stalagmiti e stalattiti. Di poeti padri della lingua, quell'unione armonica di vocali e consonanti che sempre sembrano comporre il suono di un desiderio.
E di montagne, gli Apennini che vanno fino alle Ande negli scritti del poeta. Di piccoli borghi medioevali che racchiudono la storia e l'ingegno di geni reazionari attraverso l'arte che continua a tracciare la loro vita nel continuo fluire immortale del ricordo.

E poi il sud caldo e piccante, pepeoncini e pasta, aglio e pesce spada, marionette che nelle vie dei borghi recitano ancora antiche gesta.
Sicilia Campania Calabria. Molise Basilicata e Puglia. mozzarelle e pomodori, peperoni e melanzane in un concerto strabiliante di colori e d'odori.
E mare verde come é verde lo smeraldo, come un prato ondeggiante nel quale rieccheggiano le urla di naufragi e canzoni di sirene, faraglioni come giganti di pietra in mezzo all'acqua e voglia di continuare a navigare...
Cittá frustate da re e feudatari o da politici corrotti. Da una mafia che uccide piú di un cancro.
Ma fatto anche di gente nobile e coraggiosa, austera nei silenzi e nelle parole...uno, nessuno e centomila...cosí é, se vi pare...

E poi c'é Roma, Caput Mundi, la cittá eterna e la mia capitale: fontane che rincorrono ancora i ciak di Fellini, d'acqua che suona sbattendo contro le monetine gettate dai turisti. Mastroianni ancora vive la Dolce Vita notturna di una cittá che non muore; Giulietta ancora rincorre gli spiriti o s'immalinconisce sulla Strada dove troverai sempre uno Zampanó pronto ad ingannare.
E il Colosseo conta e riconta i suoi gatti aspettando di rinvigorire i suoi sassi stanchi in un'era di splendore.
E gli archi di trionfo, il Pincio e il Tevere che corre, vendono, ora, pizza al trancio e santitá.

E Napoli che per me, nipote figlia e sorella del Nord lattiginoso di nebbia, non é sud e nemmeno nord, ma soltanto Napoli la bella, madre di scugnizzi furbi e intriganti, ammazzata dalla camorra e dai rifiuti e rinata, ogni volta, nel profumo di una sfogliatella o di un babá che gocciola di rum. O nel fresco ghiaccio bianco di una granita di limone, fine come l'orizzonte che intravedi dal Maschio Angioino.
Mentre scende da Posillipo uno scanzonato canto d'amore e nei quartieri Spagnoli la roba stesa ad asciugare, da una finestra all'altra, si lascia accarezzare dal vento, nei vicoli e in galleria si spande prepotente l'odore del caffé forte che sostiene il cuore di questa nobile creatura.

Ecco, questa, oggi e sempre, é e sará la mia nostalgia: Italia di poeti navigatori e santi, di banditi e buona gente dove, per fortuna, ci sono pochi "Cavalieri" ma tanta folla stonata che, a volte, pare perdere il senso del proprio esistere.
Ma soltanto a tratti: poi si sveglia e dichiara apertamente il suo sconforto per una schiera di mercenari che la governa e che non la rappresenta.
Di lei, dell'Italia, come di un vecchio amante, ricordo solo le cose belle. Le brutte, le fandonie e i pettegolezzi, le ho dimenticate forse per amore o, chissá, per uno strano presagio di sconfitta. 
 
 
E il vento soffia e soffia ancora, con incipiente violenza, gridando la sua rabbia e spostando ogni cosa al suo passare, qui, a migliaia di chilometri, lontano da casa.
Ma non mi sposta, a me che vorrei: mi lascia qui, mentre fuori quasi infuria la tempesta, il cielo si nasconde nel sole, il sole dietro le nuvole, le nuvole nell'infinita lontananza...e il salice piange, gocciolano le sue tristezze e, nel vento, si sente una canzone..."Parlami d'amore Mariú...tutta la mia vita sei tu..."
Saluti e baci...

1 commento:

  1. Avevvi raggione... Bellissimmmmooooo.
    Me ha gustado mucho... Bella l'Italia ancora e per sempre.

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