lunedì 21 gennaio 2013

"...Ed io burattinaio di parole..."

C'è il sole fuori, splende eroicamente nel mezzo di un cielo azzurro pallido.
Io cucino pollo al latte di cocco con verdurine e champignon da abbinare poi ad un riso basmati, profumato e lungo, con chicchi ricchi e argentati.
Non ho molta voglia di scrivere in questi giorni. Leggo e leggo, divoro libri come fossero patatine.
Tomi di settecento pagine in pochi giorni e José mi guarda allibito mentre io, con la coda dell'occhio, lo vedo osservarmi.
Per lui, astratto e creativo uomo di scienza, è impossibile immaginare leggere a tale velocità: un libro può durargli mesi e mesi...
E quel che lui non capisce della mia frenetica lettura, della fame insaziabile che ho di parole d'altri, io non capisco del suo ozio letterario.

Non riuscirei a concepire la mia vita senza un libro accanto.
Ce ne sono alcuni che proprio non posso lasciare, vuoi per la trama intrigante, vuoi per l'amorevole groviglio di parole che mi entra dentro e lo posso percepire quasi fisicamente.
Come potrei essere diversa ora, al limite dei cinquanta? Ora che la saggezza mi sembra sempre più materiale per pochi eletti, una selezione di anime nell'incedere inflessibile del tempo.
Ed io, povera mortale, marionettista in bilico tra le mie stesse parole, cerco, quando posso e come posso, di attingere un po' di conoscenza, senza strafare.

L'ignoranza nel senso strettamente etimologico del termine, mi atterra, mi spaventa, mi fa profondamente male.
E vivere annegando in questo mare intollerante di povertà spirituale dove la cultura non è nemmeno più un diritto ma una semplice diversione...beh, non lo sopporto!
Quindi, per me almeno, la soluzione non è il suicidio emozionale che i più scelgono o han scelto. No.
Io preferisco suicidarmi nell'eterno gioco delle parole che altri hanno lasciato, verbo tangibile di un'eternità imminente.
Preferisco gettarmi nel baldanzoso ballo della conoscenza, senza limiti, cercando, provando e riprovando a non essere carne da macello!

Quanto è vero che l'ignoranza è l'oppio del popolo, molto più della religione. O, quanto meno, degne compari che spettegolano a braccetto!

Poi però lo ammetto: come in tutto quel che faccio, a volte eccedo e capisco anche José che mi guarda con gli occhi compassevoli dell'amore e mi perdona qualsiasi cosa, errore o bruttezza...perchè lui, in me, vede soltanto la disperata bellezza dell'amare!
E posso io lamentarmi? No...e giovedì mi sposo!!!!

Emozionata come una quindicenne!
Saluti e baci....