giovedì 9 giugno 2011

Il quadro...

C'é un quadro nuovo in casa: un salice si specchia nel mare, si disseta alla luce della luna che, qual dama bianca, domina acqua e cielo, cielo e acqua.
Quando lo vidi nella terrazza, non si distingueva la brillantezza dei raggi lunari. Soltanto polvere e sporcizia coprivano il vetro e la cornice come se gli anni avessero lasciato la loro guerra, lo scalpitio di litigate oscene, sulla leggerezza naturale della tela.
Del salice sí potevo vedere le lacrime ossidate nella polvere, raggomitolate su se stesse, quasi diventate spessi ciuffi di fumo nero.
Fumo di apatia che pochi conoscevano, che aveva vissuto i suoi giorni consumandosi lentamente ma lasciando indelebile traccia.
Quando l'ho pulito, la luce della luna é tornata ad essere un bianco riflesso nelle acque scure che potrebbero essere mare, ma anche lago e persino fiume, il salice si piega e finalmente sembra di nuovo ondeggiare nella brezza immaginata.
L'alone di magia manifesta che si sprigiona dalla luna, accende luci come fossero spettri nella notte che danzano tra le idee e formulano, nel ballo, pensieri e parole.
Mi piace il quadro, molto, anche se preferisco il giorno alla notte ed il sole alla luna; mi piace la pace che traspira e respira; mi piace quella sponda inventata, quel colore che sembra vestire la roccia a picco sul mare e che si fonde e confonde terra e radici.
Chissá se un giorno, prima o poi, dipingerá un quadro vedendo i riflessi della realtá che stiamo vivendo insieme, senza ricordi pensati e pesanti, dipingendo soltanto l'oggi.
Saluti e baci...

Quel che resta...

Il balcone sembra un giardinetto prensile, uno di quelli che, nei quartieri ricchi di qualsiasi grande cittá, sta sospeso tra terra e cielo, tra pavimenti di piastrelle raffinate e azzurro limite. Come se il cielo stesso fosse un prolungamento dei rami di piccoli alberi invasati o il turchese dell'infinito fosse una sfumatura anomala dei petali dei fiori.
Cosí, anch'io, nell'almanacco che registra tutti i colori, dal basso all'alto, vedo le tinte soffuse delle rose che mi ricordavo gialle ed invece scopro bianche con leggeri fruscii rosa nei contorni.
E guardo quell'incerto colore delle petunie: rubino o profonda ametista?
E il rosa dell'oleandro i cui fiori, come confetti ripieni di rosolio, si lasciano masticare dal vento.
Sul balcone é primavera ormai, anche se in ritardo. Perché, invece, ancora fa freddo, soprattutto la mattina: in pineta, tra cuculi noiosi e strani uccelli che non riconosco, l'umiditá raccolta dalla terra durante giorni di pioggia incessante, si alza e sbadiglia o dice e racconta mentre, in lontananza, abbaia il solito cane.

Ghiaccio é stanco e nervoso, trascina i piedi senza desiderio né entusiasmo. La terapia con il cortisone é finita e gli ha lasciato quell'agitazione frenetica che anch'io conosco bene: quella che non ti lascia riposare, che ti costringe a tic nervosi e a frenetici movimenti qui e lí senza trovare pace.
Nessuna posizione lo soddisfa, nessun cuscino conosciuto dove addormentarsi...e la zampa che gratta e gratta cercando, chissá, un po' di quiete, un sollievo all'ansia, una riconciliazione con il silenzio del sonno che non viene.
A volte, spesso, penso che é stata una fortuna non avere figli, per me e per quel figlio che non c'é...perché se sono cosí apprensiva con un cane, come avrei potuto esserlo con un figlio?
D'altra parte, inutile ricordare il sentimento di simbiosi sconnessa che ci lega, quotidiano come il pane, spirituale ma effettivo
Adesso mi guarda, gli occhi come mirtilli neri persi in un mare dolce di panna che é il suo muso...ed io non so cosa fare. Gli parlo continuamente, gli dico che passerá. Ma poi mi ricordo di quando lo dicevano a me e di quante volte ho mandato tutto e tutti a quel paese.
Lui, invece, ha la pazienza di milioni di storia, la tolleranza che é molto meglio di un libro di filosofia, la fedeltá tranquilla che non conosce ribellione...
Vedrai che passa davvero Ghiaccio, tutto passa e si scorda...
Saluti e baci...