lunedì 30 maggio 2011

E si fece buio su tutta la terra...

E all'improvviso, il cielo cade sul mondo, dimentica l'orizzonte, fonde le sue linee con quelle della terra. E apre il suo cuore.
Cambiano i colori: dall'azzurro al celeste, poi al grigio perla e, infine, un grigio acuto e spesso, quasi una nebbia gonfia di acqua, copre quella linea invisibile che ci separa dall'ignoto.
E cade giú, veloce e violento l'indicibile: acqua e fuoco, le scintille dei lampi ed il frastuono dei tuoni, gocce di pioggia dura che quasi faticano a sciogliersi nella terra. Soltanto scivolano quali pattini trasparenti e lasciano scie, rigagnoli gonfi e scuri.
Sull'asfalto, invece, sfrecciano le gocce come fiumi indomabili, si specchiano dentro loro stesse prima di scappare via, spaventate dal cielo che minaccia e corrono, corrono...
Un grande ventaglio copre la terra, un ventaglio d'aria e di vento che una mano gigante, il cielo, muove senza sosta e con tenacia.
Dalla finestra la pioggia si vede distante: si vedono le gocce riunite in file verticali e spostate senza tregua, mosse da quelle dita anonime che grattano sul mondo stesso.
Si vedono come fossero un esercito all'attacco, distante, ma che sta arrivando e vincerá; si vede la forza di cavalli galoppanti che alzano polvere d'acqua al passare.
All'improvviso, il grigio diventa nero e la notte scende placida e assonnata sulla terra quando ancora mancano ore ed ore alla sua ora, quando non c'é riposo ma frenesia spinta dal vento.
Allucinante sogno, un sogno che fa dell'immaginario un tempo reale, che costruisce se stesso tra una goccia e l'altra creandosi un cammino, passaggio verso il chissá dove.
La grandine, poi, comincia a picchiettare maligna sui vetri come chi vorrebbe entrare ed ha perso le chiavi. Bussa, batte i pugni, testarda ed intrepida.
Intanto, l'oleandro si piega per non spezzarsi. I rami gonfi di fiori che stanno per schiudersi, paladini di una tarda primavera, chinano il capo e si proteggono o proteggono i boccioli, come una madre amorosa.
E le petunie, violentate nella loro fragile delicatezza, aprono e chiudono i petali come bocche, come labbra di velluto colore del granato, rosso scuro come sangue.
E Ghiaccio guarda da sotto il tavolo quel che non capisce, quel che sta succedendo: il giorno senza luce, rumore picchiettante sulle finestre, pioggia a scrosci a mano a mano sempre piú costanti e violenti.
Fuori, nel cortiletto sotto la cucina, c'é un tappeto di chicchi ghiacciati, coriandoli irridescenti e pesanti
Ma come é venuta, all'improvviso e senza avviso previo, la notte torna a mescolarsi con la luce e piano piano torna a dormire.
Allora il sole, timido e assorto, ricomincia a pennellare il cielo di un colore azzurrino, quasi un mare di idee frastornate nella tela celestiale.
In lontananza ormai, piccole nuvole bianche galoppano come purosangue lasciando orme impercettibili, forse soltanto il fumo leggero del loro fiato.
E tutto, la terra in simbiosi con il cielo, alimentandosi l'una dell'altro, torna normale: la luce, il giorno, la pace...e va via la paura.
Gli uccelli ricominciano ad intonare chiacchierii sommessi e canti gutturali; persino le cicale sono arrivate, le rane e un corvo, lontano.
La vita, quella che non ci abbandona finché il nostro gioco comanda la partita, soffia incondizionatamente.
Saluti e baci....