venerdì 24 giugno 2011

L'alba...

Un'ora fa, si sentiva soltanto il chiacchierio gutturale delle gazze ladre: come un suono proveniente dal battito di un metallo contro se stesso o contro la barriera posta dal vento che a quell'ora sfiorava l'aria incontaminata delle prime ore del giorno.
Adesso, come in un concierto polifonico, si sono uniti cinguettii sconosciuti, uccelli che da una migrazione lontana sono tornati agli alberi che circondano la piscina.
La luce é scoppiata, leggera e impalpabile, dal niente verso il cielo coprendo forme e contorni, come se di un velo si trattasse, passeggero, armonioso e sfumato
Il cielo, un cartoncino sottile dallo spessore appena accennato, si dipinge da solo di macchie e nuvole sparse qua e la. 
É giorno ormai. Ed io, da sola davanti allo schermo, la tastiera amica sotto le dita, cerco nel silenzio l'elegante e languido fluire delle parole.
É questa l'ora in cui mi sento bene, in pace, tranquilla con me stessa perché, da sola, riesco ancora ad immaginarmi incontaminata. La distanza apparente da me stessa soltanto una nota.
Passeranno le ore e mi sentiró di nuovo impigliata, naufragando ancora dentro me stessa come in un'isola distante e sconosciuta, come se tutto si ripetesse nello stesso ritornello cantato e cantato, monotono e piatto.
Ma adesso, intanto, partecipo del silenzio come un oblío, perdendo il contatto con il disordine e diventando anonima e assente nel mattino
Saluti e baci....

L'acqua...

Le siepi sono state tagliate. Ora sono abiti su misura che vestono la cancellata.
E la piscina, piena di acqua limpida, niente ha da invidiare ad un laghetto di montagna, gelato e pulito, sfumato d'azzurro quando il vento increspa la superficie.
É arrivata l'estate, magari senza rispettare il calendario, qualche ora prima, qualche giorno, che importa?
Stanno terminando di tagliare l'erba e un odore inconfondibile si alza e si spande, dalla terra nell'aria, come un profumo intimo e profondo.
Vorrei incontrare anche dentro di me una coscienza tanto segreta e viva invece della confusione che é rumore e frastuono, una valanga incostante, eppure continua, di turbamento: come se visceralmente ronzasse in me un vespaio che si libra nel turbamento e punge e bisbiglia, un fruscio ripetuto e ricorrente che non mi dá pace.
Vorrei essere chiara come l'acqua e pulita, rinnovata da mulinelli d'energia costante; e limpida, quasi metallica. Vorrei tornare a essere sonora, risonante, tintinnante invece che appannata e nebbiosa e opaca.
Ma "il tempo prende, il tempo dá...", forse non manca tanto alla rinascita...
Saluti e baci...