mercoledì 27 luglio 2011

La valle...

Quando chiudo gli occhi vedo una vallata grande, estesa sotto di me.
Percorro un ponte che non sale e non scende, ma scivola verso uno sconosciuto destino.
La valle emerge dal niente, come un raggio improvviso, la luce di un lampo nella notte.
E quel verde, mattutino, gocciolante di rugiada, fresco, un gelato al pistacchio sciolto sulla terra, mi conduce piano all'idea della nascita.
Sembra un campo di grano, germogli che daranno frutti, ma che ora altro non sono che docili fili d'erba scolpiti nell'aria tersa.
E la valle sale in un pendio che arriva al monte mentre io continuo il mio cammino sul filo fragile dell'ignoto.
Dove vado non si sa.
Forse é un sogno, uno di quelli che non bussano e non timbrano il cartellino per cominciare il loro turno nelle ore silenziose della notte.
Solo un'immagine. Perché i sogni non li decidi, li sogni soltanto, inerme davanti alla forza dello spazio onirico.
Invece, la valle sta lí, estesa nell'immensitá di se stessa.
Va e viene con un battere di ciglia: apro gli occhi e scompare, chiudo gli occhi e ritorna a darmi pace, conforto, tenera pacatezza.
Sará un ricordo, un momento che vissi un giorno e che non c'é piú.
Nemmeno: la valle é lí, chiudo gli occhi e ritorna, automatica come automatico é abbassare le palpebre e riposare.
Un ponte. Da lí osservo il verde e il mio silenzio che é il suo. Quel che io ascolto é soltanto un eco prestata.
Sto andando a casa, ecco.
Scoperto, lo sconosciuto si fa forte della sua trasformazione e non é piú tanto docile da maneggiare.
Non c'é piú la valle, il verde giá é giallo. Il grano giá raccolto, l'estate corre e corre...
E io sono giá a casa...
Saluti e baci....

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