domenica 16 gennaio 2011

I giardini di gennaio...

La luna, stamattina, sta, come un'altezzosa signora, proprio sopra la piscina: una parte della sua faccia rotonda, ancora, si nasconde dietro i rami dei pioppi che, nonostante l'illusione di primavera proclamata ad alta voce da questo strano mese di gennaio, stanno ancora dormendo il letargo del tempo, come ignari, seguendo il loro ciclo che stranamente non coincide con il tepore che soffia leggero.
Come sbadiglia il silenzio tra le ore sfilacciate del mattino e come è strano per me accorgersi ogni volta che il giorno qui nasce tardi, come se la notte non avesse la capacità d'intendere la luce e si soffermasse un po' di più a raccontare storie che si nascondono nella tenebra vissuta.
A volte, soltanto a volte, mi piacerebbe tornare a casa, quella che per me era la casa, vicino al mare. Ma non qualsiasi mare: la pozza dell'Adriatico, poco profonda e piena di sassi, quando da Rimini scende giú nelle Marche ed arriva poi fino a Numana. Ho nostalgia di quegli scogli e di quell'accento strascicato e confuso, ho nostalgia dei posti, non certo delle persone perchè quelle vivono al Nord, dove il Po si trasforma e comincia a correre verso quella che sará la sua fine, verso il mare.
Invece sto qui ed amo Madrid soprattutto, la città che ammalia i turisti e che li trasforma tutti in esseri notturni votati alla confusione primordiale del ballo e delle risa.
Invece a me di Madrid piacciono i suoi toni di verde, i parchi e i giardini, le fontane e i palazzi così bianchi nel riflesso e nelle ombre che disegnano i raggi del sole quando gli cadono addosso incoscienti.
Mi piacciono le gazze ladre, uccellotti cicciosi, bianchi e neri: ho sempre detto che in un'altra vita sono stata gazza ladra perchè tutto quel che brilla attira irrimediabilmente la mia attenzione...o orso polare, che incredibile dicotomia di sentimenti!
Così, tra gazze e palazzi, ciuffi d'erba e cielo azzurro che si tuffa direttamente negli occhi, passano le ore, seduti su un muretto ad ascoltare sinfonie di e da strada, nelle corde di una chitarra classica spagnola che, sulle dita di uno sconosciuto, intona il "Concierto de Aranjuez" e l'Adagio di Albinoni.
Una magia musicale incontrata per caso aspettando l'ora dell'entrata al Museo.
L'oggi si confonde con ieri nella scrittura, le due cose si fondono in un abbraccio e io, quindi, con passi vellutati me ne vado, aspettando che si faccia giorno.
Saluti e baci...

2 commenti:

  1. ANIMO ILIAS PRECIOSOS RECLATOS, BACCI.

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  2. Buongiorno Cris, estaba justo editando el nuevo post del blog cuando vi tu comentario. De verdad, tendría que darte las gracias cada día por ser tan partícipe de mis historias...y decirte que, aunque no te conozca realmente, te tengo mucho cariño, mucho mucho...y que, a través del blog, me conoces mucho más de tanta gente...
    Un bacione grosso e grazie!

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