giovedì 13 gennaio 2011

Le frecce del mattino

Anche oggi, come ogni mattino, sono uscita presto e ancora il giorno e la notte non avevano definito i loro propri confini.
C'é una zona nella pineta dove né la notte né il giorno entrano decisi: come uno spazio privato, un luogo d'oblío dove la luce gioca con le ombre, ma non s'incontrano mai.
Ghiaccio annusava l'aria: ogni tronco d'albero o ciuffo d'erba, diventa sempre per lui un'esperienza nuova, come se li vedesse e scoprisse per la prima volta.
E c'era un silenzio da panico: sentivo soltanto i miei passi, soltanto ascoltavo le mie scarpe muoversi e spostare sassi e zolle di terra ancora bagnata , fresca d'umidità notturna.
In lontananza, il belato di una pecora solitaria, come un lamento gutturale, spettro di un rumore nel silenzio che avvolge ogni cosa.
E il canto di un uccello, un pianto lento e pietoso mai ascoltato prima.
Ho avuto quasi paura perchè i rumori si spargevano come semi tirati da una bisaccia di corda, e tutti arrivavano dal niente e nel niente tornavano a nascondersi.
Però, arrivati in alto, mentre Ghiaccio correva già cercando l'odore di casa, mi sono accorta che passeggiare, il mattino, vale sempre la pena: il cielo scoppiava di colori mentre sfogliava le ultime pagine della notte recitando gli ultimi, vecchi versi.
Da una parte Venere, il mito antico dell'amore, luccicante di passione nel blu più scuro. Dall'altra, una combinazione sfolgorante di giallo che si perde nel rosso e nel rosa, s'aggancia in accostamenti che probabilmente,indossati, non avrebbero lo stesso effetto.
Come sdraiati in fondo al cielo, colori che cambiano all'istante mentre gli occhi ancora spenti e abituati al buio, cercano di sfoderare le scintille che permettono vedere.
In lontananza, poi, il paese sembra una metropoli che si sveglia, le luci finte dei lampioni e delle insegne dei bar s'accendono su ogni cosa che si muove o che resta immota nelle ultime ore di sonno.
Sembra un quadro a metà strada tra quel che è stato e quel che sará, un'aggresione visiva da una parte e, dall'altra, la certezza dell'antico che non ha voce però sì ha potere sulla vita dell'essere umano.
Non cambierei questi momenti per nessun'altra cosa, né queste emozioni per altre perchè...mi sento così piena, come se i colori del mattino tingessero di speranza anche me: non cambierei un'alba per un tramonto, non cambierei il silenzio anche se a volte mi fa sentire addosso il grido della paura.
Non cambierei la mia faccia persa nella luce, quando sento che il sole sta esattamente in quell'angolo nascosto di cielo, quell'angolo che custodisce le sensazioni e i segreti del mondo...no, nessuna di queste cose cambierei, e, in questi momenti precisi, sono persino contenta del posto esatto in cui mi trovo...anche se a volte la fatica della nostalgia mi pesa addosso e non mi fa capire, quasi non mi fa respirare e mi viene voglia di scappare via...
Non si preoccupi chi sa che sto parlando di lei: non scappo di nuovo, qui c'è la mia vita che potrei cambiare soltanto se anche José lo volesse.
Ma lui é diverso: è attaccato alle sue tradizioni, ha paura di doverle sentire e esprimere in un'altra lingua, ha paura di quel che non conosce anche se, a volte, è persino intraprendente e spinto verso quel che non sa.
Qui sta il mio sole, quella Venere che mi aspetta sopra la pineta ogni mattino, quell'uccello strano che nel suo pianto mi saluta, i colori di una tavolozza che ogni volta riesce a conquistarmi e stregarmi...non vado via.
Quindi, buon anno, oggi sono tornata per restare...
Saluti e baci... 

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