venerdì 5 novembre 2010

Oggi,mentre la Storia continua raccontando le sue gesta, mentre il sole spolverizza di attimi fosforescenti ogni cosa ed ogni essere che vive o vegeta sotto di lui, quando il tempo e l'orologio volgono a mezzogiorno, mentre il silenzio sgrana il suo rosario di preghiere a un dio che certe volte ascolta, altrettante no...seduta accanto alla tastiera che sente le mie dita sfiorarla, le sente battere una musica senza suoni, un ritmo frenetico che sembra assecondare i pensieri come fossero il battito del suo stesso cuore, oggi sto qui, inventando di nuovo parole come attimi di assenza ritrovati.
La voglia e il desiderio di parlare, forse, rimangono immutati. Sono gli stessi che da sempre mi sento addosso,cuciti come un abito fatto su misura.
Quello che ho e quello che vorrei sono un unico scopo, sono l'unica meta che mi prefiggo quando mi sveglio nel cuore di un mattino che verrá, come sempre, cacciando via la paura.
Anche l'amore per le parole é rimasto uguale, fermo, come statico in un tempo che invece corre verso il suo destino che é poi il mio, una meta che si deve raggiungere e non si vuole. Perché il Tempo é amico e nemico, amante e " bandolero stanco ", fata e strega. Ma é sincero, non inganna e non delude. E´ semplicemente il Tempo, un groviglio astratto di minuti e ore e anni, secoli infiniti che sfumano in un istante; o al contrario una certezza concreta, di quelle che sembra non si possano toccare e che invece sono fatte col piombo del tuo passato e del tuo divenire e, se ci pensi forte, la puoi toccare e anche vedere.
Insomma, mi sono regalata un sogno: forse quel libro che non posso o non oso pubblicare, vedrá l'altra essenza del suo essere farsi pagina e, magari, qualcuno la leggerá e si sentirá chiamare per nome. Sentirá recitare, sillaba dopo sillaba, atto dopo atto, la storia stessa della sua vita: un atto teatrale, scenico e forzato, librarsi come nuvola in un cielo che ondeggia nel vento.
Non vuole essere nient'altro che lo schizzo di un disegno fatto coi colori delle parole, sulla tavolozza della pagina bianca che, d'improvviso, si fa telaio e compone ricami e merletti, con l'abilitá antica di chi c'ha provato e riprovato tante volte.
E mi accompagnerá nel viaggio la mia cucina, le ricette, la grazia infinita di un impasto che sta lentamente lievitando al buio e che poi si trasforma in pane, torta, pizza o chissá che; sará la forza e il calore di un forno che s'accende o di mani dentro un insieme di farina e acqua, di umiltá verso il passato che per me ha mille odori e si identifica, se non sempre molto spesso, nei profumi che si spandevano dalle case al mondo esterno invadendo le mie passeggiate sul filo dei ricordi.
Cosí, come allora e tuttora, il cibo cucinato lentamente con l'amore che io sento verso me stessa, verso le persone che fanno girotondo intorno a me, verso la stessa vita insomma, torna e ritorna nello svolgersi strampalato dalla matassa dei miei giorni al filo che li tiene insieme e li lega. Gli odori del profondo nord dove sono nata, le polente o i cotechini, le lenticchie o i risotti, strani dolci fatti di riso e latte, frittelle di mele...quante cose!...si fondono e si confondono anche adesso: quando un ricordo affiora, spesso si ricicla in un odore che mi prende e mi avvolge.
In queste pagine che mi ostino a non vedere come espressioni virtuali, ma come vecchi libri che raccontano, una riga dopo l'altra, tra una virgola ed un punto, quel che ho fatto, quel che ho vissuto, quel che faccio o che faró...in queste pagine dicevo, raccolgo a piene mani il raccolto di quel che ho seminato negli anni. Una sorta di biglietto da visita, ampio e poco formale, di quel che sono o sono stata insieme, ovviamente, alle idee strampalate di qualche vecchia canzone che raccontano con altre bocche la mia storia.
E ci saranno attimi di smarrimento, ingredienti che danzano leggeri nella costruzione o nel racconto di qualcosa. O magari semplicemente emozioni e sensazioni.
Un bel giorno, oggi per essere precisi, 5 di novembre del 2010, ho deciso che andava bene, che era il momento di sperimentare la timidezza che di me pochi conoscono e di giocare con lei una partita...chissá chi vince!
Perché, se ci penso, non é facile raccontarsi, raccontarsi davvero, nella solitudine del proprio silenzio che peró si fa grido quando le parole non sono piú soltanto tue perché le lasci lí, come sospese nel velo etereo di una rete, in balía di giudizi estranei e di considerazioni che non sono le tue.
Io ci provo: chissá, magari qualcuno s'azzarda ad entrare in questo mondo di sospiri e cibo, di libri che si lasciano leggere in fretta e di ansia, nonostante tutto, di continuare il viaggio.
Benvenuti a bordo...

2 commenti:

  1. La cucina è per me il luogo degli affetti, principessa, dell'amore incarnato... dei ricordi, della nostalgia e della fanciullezza. Ti sono grata per averla riportata nel mio presente...

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  2. Ce la farai Ili a scrivere e pubblicare questo libro, ne sono sicuro! E poi se cominci così... :-) Sono d'accordo con Marta, anche a me è successa la stessa cosa, come vedi il tempo, che spesso gioca brutti scherzi, a volte ne gioca anche qualcuno molto piacevole!

    E visto che siamo in tema, ti faccio subito questa bella dedica che sono sicuro ti piacerà.

    Benvenuta fra i bloggeristi, un abbraccio!

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